STRATEGIA K
Comportamenti che tendono a instaurare condizioni di equilibrio
Un tutorial per le cure parentali sulla capacità di adattamento e sopravvivenza
Un progetto di ricerca fotografica a più tappe e un corpus video artistico in divenire
concept DEHORS/AUDELA
azione scenica ELISA TURCO LIVERI
drammaturgia audiovisiva SALVATORE INSANA
con la collaborazione di LUCA BONDIOLI
con le voci di GIOVANNA BELLINI, LUCA BONDIOLI, VANIA YBARRA,
sound ALBAN DE TOURNADRE
light design GIOVANNA BELLINI
tecnico del suono MARCO DE TOMMASI
costumi OLIVIA BELLINI
produzione COMPAGNIA DEL META-TEATRO
co-produzione DEHORS/AUDELA - LYRIKS
con il sostegno di ELECTA CREATIVE ARTS e ASS. CULT. RESINE
ospitato in residenza presso ELECTA CREATIVE ARTS, Teramo, (dicembre 2013)
presentato in anteprima presso ZONA K, Milano (6,7 marzo 2014)
vincitore premio 014 video in Cantiere, Electa Creative Arts, 14 aprile 2014
selezionato in residenza per VERDECOPRENTE festival (settembre 2014)
Supplire l’eventuale assenza di un figlio. Prendersi cura di chi, poiché nato, è destinato a perire. La possibilità di non generare un'altra vita, un altro scheletro.
Ossa di vacca, emblema del nutrimento primario: il latte. Incontro tra corpo e ex corpo. L’uno inerte nella sostanza, l’altro inabile rispetto alle sue naturali funzioni preposte, si incontrano, dialogano muti.
Un cortocircuito inaspettato provoca lo scarto tra mimesi e realtà. Il rischio è l’opportunità d’essere una macchina celibe.
Strategia K rielabora la storia dell'isteria (uno dei più complessi paradigmi del problema mente-corpo), patologia che si credeva un tempo legata a problemi di procreazione, ricollegandosi al "reale" problema di presunta infertilità della performer in scena e creando un'inedita partitura fisica attingendo da fonti extra-teatrali come l’etologia, come l'Iconographie photographique de la Salpêtrière, un serbatoio visionario e ossessivo di spettacolarizzazione del dolore ante-litteram, o ancora come il pensiero di Didi Huberman (soprattutto il suo L’invenzione dell’isteria).
La spettacolarizzazione del dolore e del dramma privato, oggi approdata a livelli vertiginosi, ha origini più antiche di quanto si pensi: a fine Ottocento, le presunte isteriche della Salpêtrière venivamo messe letteralmente in scena, fatte esibire davanti a un pubblico di medici, costrette ad avere degli attacchi e premiate con un applauso finale.