TANTO NON CI PRENDERANNO MAI
un manuale di sopravvivenza a uso di ogni possibile nuovo clandestino 

un progetto di Salvatore Insana e Elisa Turco Liveri
produzione Dehors/Audela
con il sostegno di Teatri di Vetro, Florian Metateatro, MigraMenti/Teatro del Carro, Dracma/residenza teatrale della Piana 

Tanto non ci prenderanno mai è il tentativo di rielaborare e rendere fruibile un'esperienza di fuga e di nascondimento reale, un'indagine interdisciplinare sulle due soluzioni possibili difronte all'ottusità di un nemico invincibile: nascondersi o fuggire. In omaggio alla condizione della clandestinità che, risalendo all'etimologia, non è altro che ciò che sta nascosto al giorno.



Come si fa a scappare e a non farsi prendere? Ci sono degli esperti e delle esperienze pregresse che possono fornirci gli strumenti giusti per elaborare una lista d'istruzioni. A partire da una rimanipolazione di fonti eterogenee, tra le quali How to hide anything di Michael Connor, un'accurata guida per nascondersi in ogni situazione e da Elogio della fuga di Henri Laborit. lavoreremo alla creazione di un manuale performabile e performato pronto per essere trasmesso a chi fruirà dell'esito della nostra ricerca.

Estrapolare dal suo contesto la fuga, renderla materia plasmabile, far vivere al prossimo ciò che altri hanno già vissuto in un luogo altro, in un altro contesto. Dando una consegna ad un gruppo di partecipanti di estrazione e contesto eterogeneo e intergenerazionale (professionisti e non, rifugiati, richiedenti asilo e non), riattiveremo le loro storie, verso una possibile riconsegna e ritrasmissione a chi potrà farne futura personale esperienza.

In forma di esperimento relazionale, Tanto non ci prenderanno mai vuole essere un'occasione di scambio e confronto tra esseri umani: si può (ancora) affrontare il macrotema della migrazione globale, oltre che con la doverosa attenzione, con ironia e humor? Può sopravvivere il diritto all'irriverenza anche quando, come in questi anni, si tratta di diritti umani (negati), di manipolazioni, di vite spezzate?

Secondo noi sì: un altro modo di affrontare la questione, di indagare oltre i pre-giudizi e con l'arma della pro-vocazione e dell'irriverenza un tema delicato, problematico, irrisolto, è possibile. E non può che essere attraverso un approccio multidisciplinare, quello più adatto a esaltare la ricchezza della diversità, della scoperta, dell'accoglienza dell'imprevisto. Così come gli esseri viventi anche i linguaggi sono migranti, contaminanti, in continua contaminazione e trasformazione.