28 mag 2012

NELLE PIEGHE


DEHORS/AUDELA
presenta

Ho voluto la perfezione e ho rovinato quello che andava bene. (Claude Monet)

NELLE PIEGHE
IL CORAGGIO DI UN GESTO SIMILE

Studio grado zero


Progetto di ricerca audiovisiva e multi(n)disciplinata, tra fotografia, teatro, cinema e parola

nello e con lo spirito de L’uomo dei cinque palloni di Marco Ferreri



drammaturgia video e audio: Salvatore Insana
azione scenica: Elisa Turco Liveri
disegno Luci: Giovanna Bellini


29-31 maggio 2012 ore 21


Atelier Meta-Teatro
via Natale del Grande 21, Roma
348 3306492/3408578140
dehorsaudela.blogspot.com


UN'OSSESSIONE: LA PERFEZIONE

Non fare una piega. Esserne una delle infinite e molteplici. Occupare uno spazio-tempo. Affrontare il vuoto. Compiere e re-plicare un'indagine sulla pretesa cartesiana di appianare ogni asperità, di raddrizzare le storture, di regolare i conti con la tagliente lima del potere, sulla lotta tra l'entropica tendenza a piegarsi (su sé stessi) e l'ostinata tentazione al raddrizzarsi, allo stendersi, al far piatto e liscio quel che così non è mai stato. Ogni pretesa di fare tabula rasa finisce in fumo. Tutto si piega su sé stesso, impiega sé stesso per piegarsi.

Brutte pieghe, quelle di chi non sa spiegarsi. E non si spiega come ciò possa accadere.
Quelle di chi non si capisce. Quelle di chi non è capito. Di chi non è compreso nei disegni (e nei sogni) altrui. Quelle di chi non si piega di fronte alla presunta realtà. A come vanno le cose e a quanto noi siamo impotenti. Quelle di chi si ostina ad anteporre la propria miserevole volontà allo sbilanciato equilibrio generale.

Indagando sul punto di rottura dell’essere, dal declinarsi della piega nell'ordinario alla vertigine del barocco leibniziano: la donna che stira un abito, la parrucchiera che stira i capelli; le pieghe di una pagina, cicatrici di carta; l'arte di piegare la carta stessa; le rughe di un volto, i rotoli di grasso (le pieghe, piaghe che non si cancellano), e ancora l’impiegato, che suicida la propria libertà al datore di lavoro. Com-plicarsi la vita, vivere dentro di essa.





<<Il mondo è uno sciabordio, un rumore, una bruma, una danza di pulviscoli impalpabili. È uno stato di morte e di catalessi, di sonno o di addormentamento, di svenimento, di stordimento. È come se il suo fondo fosse costituito da un'infinità di piccole pieghe (inflessioni) che non smettono di farsi e di disfarsi in ogni direzione, di modo che la sua spontaneità è simile a quella di un addormentato che si gira e si rigira nel suo letto. Le micropercezioni o rappresentanti del mondo sono quelle piccole pieghe orientate in tutti i sensi, pieghe nelle pieghe, sulle pieghe, secondo le pieghe.>>

Gilles Deleuze