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PEZZI – ATELIER META-TEATRO
Dal
18 al 21 maggio. Il corpo umano, con ognuna della sue parti,
utilizzando il suo specifico linguaggio, quello dei movimenti, entra
in contatto con il linguaggio dei video. Partendo dai piedi e
giungendo alla testa il corpo fa il suo viaggio; un viaggio
attraverso le parti di sé. Un viaggio quasi guidato ed imposto dai
video, dalle immagini e dalla voce off.
Due
linguaggi a confronto,
due linguaggi che si integrano e si sfidano in questa performance che
si presenta come un
manuale di anatomia distorta, macabro e allo stesso tempo realista
oltre il reale.
Quel reale che si incontra quando si scava oltre la superficie e il
cui nodo centrale è la frammentazione.
A
pezzi, composti da pezzi. A pezzi perché esausti;
a pezzi perché impossibile
una forma di comunicazione vera tra mente e corpo;
a pezzi poiché separati dalla nascita, incapaci di entrare in
contatto con la totalità di noi stessi; a pezzi perché sconnessi,
disintegrati dal sociale;
a pezzi perché limitati; a pezzi perché settoriali, specifici; a
pezzi perché superficiali; a pezzi perché come la bambola prima o
poi facciamo cadere la testa e ci rompiamo; a pezzi perché i nostri
occhi non si apriranno più bene e a fatica si chiuderanno; a pezzi
perché ci sentiamo tirare in varie direzioni e ogni parte di noi
tende verso una sola. A pezzi o senza più pezzi; perché noi,
i pezzi di ricambio non li abbiamo.
La
scena fatta di elementi essenziali, poche luci, mattoni, parti di
bambole è il mondo in cui si muove con grazia, leggerezza e tecnica
Elisa
Turco Liveri.
Un
corpo, quello dell’artista meravigliosamente armonioso, presente,
fluido e allo stesso tempo rigido da occupare da sola tutta la scena,
ogni angolo del palcoscenico.
Un
corpo da cui non si staccano mai gli occhi dello spettatore e lo si
vede dialogare con i video, eseguire comandi, giocare, lasciarsi
stupire; un corpo che nonostante la rigidità lo si vede anche
soffrire, morire ma, soprattutto, farsi a pezzi.
Un
corpo, un movimento, una danza generosa, quasi incorporea nel suo
essere totalmente corpo da cui si distacca momento dopo momento la
mente, il pensiero e
si fa spazio una linea di demarcazione che non si può incollare. La
testa, lei si distacca per prima dal corpo eppure è l’ultima a
lasciarsi andare in quella danza vorticosa che la porterebbe a volare
via, ad occupare un altro spazio come nel bellissimo pezzo di danza
vorticosa con le teste appese.
Una
performance di breve durata dove ogni elemento occupa lo spazio
giusto e concorre alla riuscita di un
grande lavoro artistico dove i video, le luci, il corpo, gli elementi
scenici sono pezzi di un unico insieme.
Un
insieme riuscito, creativo e di alto livello artistico.
Articolo
di: Laura Sales, 22 maggio 2011